Un film molto atteso, un mix degli elementi più cari al regista spagnolo, il ricordo, il presente, la passione, il dolore, la rivelazione finale come nelle tragedie antiche. Ma proprio di queste tragedie cui in passato Almodovar ci ha fatto innamorare sembra non esserci traccia alcuna in quest’ultima pellicola. Una trama ipertrofica come suo solito, una fotografia curatissima, un affastellamento di scoperte e rivelazioni che scivolano via come l’acqua su un vetro. Non si piange, si ride poco del surreale –in cui il tocco di Almodovar è inarrivabile- degli ultimi dieci minuti di proiezione, che danno il senso anche alla frase finale. Un film non necessario, ma che rivela lo spirito di un ex ribelle bohemien che dai cristalli dei suoi palazzi e dal glamour delle sue inquadrature si sofferma a ricordare il tempo che fu, fatto di grandi passioni e ritratti cinematografici entusiasmanti che fecero la storia del cinema.
Daniele Stefanoni
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