Io credo nella forza tragica dei corpi sconvolti dalla dance music e dal piacere della carne. Credo nelle canzonette da interpretare in lipsinch travestiti da Cher e Madonna, nostre Signore della Musica. Io prego levando gridolini nell’alto dei cieli mentre ballo insieme a centinaia d’altri lo stesso disco house. E mi pento d’aver lasciato che il dio che si strusciava contro le mie gambe se lo portasse via una vecchia megera del dancefloor. Sull’altare delle mie passioni brucio incenso e sudore, strizzando gli occhi davanti alle luci stroboscopiche come fossero il preludio di un’apparizione. Sfilo la maglietta e la incastro tra i passanti del jeans. Sono il sacerdote e questa è la mia (s)vestizione.